domenica 16 luglio 2017

CARATTERISTICHE DEI MIELI MILLEFIORI

CARATTERISTICHE DEI MIELI MILLEFIORI

Una breve e necessaria premessa     

Questa Azienda produce esclusivamente mieli millefiori perché da sempre ha evitato di allevare le api in zone ad agricoltura intensiva e ha scelto le località con le fioriture più varie e complesse. L’azienda alleva e custodisce le api, raccoglie i favi pieni di miele che non sono utili alla loro vita, ne estrae il miele, lo lascia decantare, lo invasetta, lo sigilla, lo conserva e lo vende con la massima cura.     

Quasi tutti i mieli solidificano spontaneamente e, come è scritto su ogni vasetto, questo fenomeno naturale provoca variazioni di densità e di colore, ma non pregiudica nel modo più assoluto le molteplici qualità intrinseche del miele.
Per conservare il miele allo stato liquido e con il suo colore originale è necessario riscaldarlo con tecniche più o meno sofisticate come la pastorizzazione. Per il latte, la pastorizzazione, è indispensabile perché distrugge i batteri rendendolo così conservabile più a lungo e commestibile senza averlo bollito prima. Per il miele, invece, oltre a distruggere gli enzimi (non resistenti al calore) che sono le sostanze più preziose che vi sono contenute, annullerebbe anche le proprietà antibatteriche che il miele buono ha per sua natura.  
Per questo l'Azienda Millefiori del Pollino ha deciso di non riscaldare l’ottimo miele prodotto dalle sue api per poterlo vendere con il massimo possibile del suo valore biologico.

     Nel 2017 sono stati raccolti 2 tipi di Miele Millefiori:
Lotto 17B e 17A:sono stati raccolti in contrada Ischia di Colobraro MT. Questa  contrada è posta ai piedi di alcune colline ricoperte da prati-pascoli, da ex seminativi e da aree che nelle zone esposte a sud sono ricoperte da macchia mediterranea. Fra queste colline c’è anche la famosa (per i paesi e le frazioni vicine) Valle della sciamera alcuni decenni fa questa era davvero la valle che “produceva” nuove famiglie di api. A valle delle poche case abitate vi sono, ogni giorno sempre più abbandonati: agrumeti, oliveti, piccoli vigneti e pochissimi orti per il consumo familiare.
     Le caratteristiche di questi due Mieli sono molto simili; differenziano per il fatto che le api li  hanno prodotti utilizzando per il lotto 17B una leggera prevalenza di nettare di Borragine e per il lotto 17A una lieve prevalenza di nettare di Agrumi.     Il miele sta cristallizzando con granulosità fine. Il Colore è giallo verdino. Odore molto tenue nettamente floreale. Sapore dolce molto gradevole .

       Nel 2014 sono stati raccolti 4 tipi di miele millefiori:
Lotto 14A e 14E: sono stati raccolti in contrada Ischia di Colobraro MT.
    Le caratteristiche di questi due lotti sono molto simili perchè la primavera 2014 è stata molto fredda e piovosa per cui i melari non essendo completamente pieni alla fine della fioritura degli Agrumi sono stati raccolti alla fine della fioritura degli Eucalipti. Nel lotto 14A vi è miele che è stato prodotto dalle api con una leggera prevalenza di nettare di Agrumi, nel lotto 14E una leggera prevalenza di nettare di Eucalipto. 
    Il miele è cristallizzato con granulosità media, molto sensibile se freddo. Il colore è bianco paglierino, pochissimo più paglierino il lotto 14E. Odore molto tenue, nettamente floreale. Sapore dolce molto gradevole e leggermente più persistente il lotto 14E. 
Lotto 14C è stato prodotto dalle api sulle colline della contrada Scorrano di San Giorgio Lucano (MT). Queste colline sono ricoperte da pascoli, molti ex seminativi, seminativi, oliveti, superfici incolte ricoperte da macchia mediterranea e piccolissime superfici con frutteti ed ortaggi. 
    Cristallizzato con una granulosità che stimola a gustarlo con più attenzione. Colore bianco perlaceo, Odore floreale. Sapore dolce aromatico gradevolmente intenso e persistente
Lotto 14T gli alveari che hanno prodotto questo miele sono ubicati in una località denominata Santa Maria Montagna nel comune di Terranova di Pollino ad oltre 1000 metri sul livello del mare. Le piogge estive del 2014 hanno fatto trovare alle api moltissimi fiori da cui hanno raccolto il nettare e, le molte varietà degli alberi presenti nei boschi di Santa Maria Montagna e Sant'Onofrio, hanno prodotto melate diverse ed abbondanti che le api hanno raccolto e trasformato in questo complesso e straordinario miele.
      Miele cristallizzato con granulosità fine. Colore ambra molto chiaro. Odore "di miele". Sapore molto complesso, difficile da definire, gradevolissimo.  

Nel 2013 sono stati raccolti 5 tipi di miele millefiori:
Lotto  13A: Le api hanno prodotto questo miele raccogliendo il nettare dagli agrumeti e dalle innumerevoli varietà dei fiori dei prati delle colline circostanti. E’ già cristallizzato con granulosità molto fine. Il colore è arancio chiaro, schiarirà ulteriormente. L’odore è tenue di fiori delicati. Il sapore è dolce, quasi impercettibilmente ai fiori di arancio, persistente.
Lotto 13E: Il nettare delle fioriture dei prati di inizio estate ed il nettare degli eucalipti è stato trasformato in questo miele dalle api. Sta cristallizzando con pochi individuabili granuli. Da color giallo oro diventerà bianco perla. L’odore è tenue di fiori profumati. Il sapore è dolce, delicatamente alla menta, persistente.
Lotto 13C: Sono davvero innumerevoli le varietà dei fiori da cui le api hanno raccolto il nettare per produrre questo miele. Sta finendo di cristallizzare, cremoso, con una granulosità media e sensibile. Il colore è già bianco perlaceo. L’odore è molto tenue di erba secca. Il sapore è dolce piccantino e delicato ai fiori, è persistente quanto basta a poter immaginare le colline ricoperte da infiniti variopinti fiori.
Lotto 13C1: Le varietà dei fiori visitati dalle api per produrre questo miele sono state meno numerose e più aromatiche del 13C ed è stato utilizzato anche nettare di eucalipti. E’ già cristallizzato, cremoso, con granuli finissimi, color giallo lucente. Ha un tenue odore di frutta secca (fichi secchi). Il sapore è dolce intenso, leggermente aromatico e persistente.
Lotto 13T: Le api hanno dovuto girare molto fra i rami giovani di molti alberi per raccogliere la melata e sui fiori dei prati per raccogliere il nettare che rende questo miele meno scuro e gli conferisce delle caratteristiche del tutto particolari. E’ ancora liquido, filante, cristallizzerà molto lentamente. E’ color terra di Siena, ignoro di che colore diventerà. L’odore è di miele durante la smielatura. Il sapore è intenso, composito, aromatico, leggermente acido, tanto persistente da far vagare la nostra mente insieme alle api fra i boschi e sui prati di Santa Maria Montagna, località di Terranova di Pollino ove è stato prodotto. 

martedì 3 dicembre 2013

VENDITA DEL MIELE: Prezzi e Modalità

Tutto il Miele è stato confezionato in vasetti di vetro da 500 g netti.
Il prezzo al consumatore presso l'abitazione del Titolare dell'Azienda è di 5 euro a vasetto.
Ai dettaglianti il prezzo di vendita è di 4,00 euro a vasetto + IVA 10% , sempre presso la sede aziendale.
Questa Azienda spedisce il miele a chi ne fa richiesta nella modalità concordata con il cliente.
Per il pacco postale ordinario, peso non superiore a 20 kg, si possono spedire  massimo 26 vasetti. Il peso lordo di ogni vasetto è di circa 0,7 kg.
Il costo di questo tipo di spedizione è di 9,10 euro.
Il confezionamento è a carico dell'Azienda. Le confezioni più semplici e sicure da realizzare sono di:
2, 4, 6, 8, 10, 12, 16, 20 e 24 vasetti.
Le modalità di pagamento saranno concordate con l'acquirente al momento dell'acquisto (contrassegno, postagiro, vaglia postale, bonifico postale o altro). 

lunedì 12 marzo 2012

Il nome di questa Azienda è nato dal desiderio di realizzare alcune cose semplici, belle e buone nel Pollino.

Il miele e l’origano in mazzetti che questa Azienda produceva e produce sono stati inseriti nell’Atlante dei Prodotti Tipici di Qualità dei Parchi Nazionali Italiani.
Il titolare di questa piccola Azienda Domenico BRUNO è anche una Guida Ufficiale ed un Operatore di Educazione Ambientale del Parco Nazionale del Pollino. Le persone e le scolaresche che vengono accompagnate da lui non solo si godono paesaggi e situzioni naturali di straordinaria bellezza, ma, insieme, si comprende meglio l’estrema complessità dei fenomeni naturali ed umani che costituiscono questo straordinario Parco Nazionale.
VENITE SUL POLLINO

Il Pino Loricato
plurisecolare
in alto
nel vento e nella luce
nel freddo e nel caldo sole
ben difeso da spesse squame
e da foglie fitte, robuste e pungenti.
Argenteo
pietra
più pietra delle pietre in cui vive.
Il Pino Loricato
in alto nel cielo
a sfidare Giove
senza soccombere ai suoi fulmini
riportando solo le ferite
di questa lotta con il divino e l'eterno...

Questi sono monti straordinari a livello internazionale per molti motivi a cominciare dalla inimmaginabile variabilità del territorio sotto l'aspetto fisico, naturalistico e umano. Le cime più alte, splendenti di neve d'inverno e in primavera, sono formate da rocce calcaree dolomitiche e, da migliaia di anni, hanno incuriosito quasi tutte le genti che hanno vissuto, vivono e si trovano a passare lungo le coste dell'alto Ionio. In mezzo alle cime più alte i Piani di Pollino disegnati dalle ultime glaciazioni perenni. Ai piedi di queste cime il Mar Ionio e le pianure di Sibari e di Metaponto. Qua e là pezzettini di vulcani sottomarini che ci testimoniano il lento e continuo rinnovamento della crosta terrestre. La gran parte di questa superficie è ancora ricoperta da fitti boschi: le città degli animali selvatici. In passato talmente numerosi da lasciare molte volte il loro nome a tante località: Monte Sparviere, Valle dell'Orso, Fiume Peschiera, Tuppo Vuturo (tuppo dell'avvoltoio) e altre. Intorno a mezzo milione di anni fa, ai bordi dell'allora Lago del Mercure, oggi Valle del Mercure vivevano anche elefanti e ippopotami. Nel Museo di Storia Naturale di Rotonda PZ sono visitabili molti resti fossili fra cui uno scheletro quasi completo di “Elephas antiquus italicus” . Nel Pollino vegetano oltre 60 tipi di alberi, tantissimi arbusti e innumerevoli erbe (di cui molte medicinali): dalla Macchia Mediterranea alle Praterie d'alta quota; dalle pianti di Leccio ai Pini Loricati: il simbolo del PARCO NAZIONALE DEL POLLINO. In dialetto il Pino Loricato si dice “a pioca che significa la luce. I Pastori che d'estate negli ultimi millenni pascolavano gli animali su questi monti hanno ferito vistosamente i tronchi di alcuni Pini Loricati per estrarne dei pezzi che a valle venivano suddivisi in tante “deghe” (simili a grandi stuzzicadenti) utilizzate per illuminare l'unica stanza il tempo strettamente necessario per apparecchiare le misere tavole. Questi pezzi di tronco non erano barattabili né vendibili con nessun'altra cosa al mondo. Si potevano solo donare perché “la luce non si vende!”. Parlando con quei pastori si coglieva un profondo senso di venerazione nei confronti di quelle “pioche”, questo per vari motivi, non ultimo il fatto che la luce, per tantissimi uomini e donne del Pianeta Terra, rappresenta Dio. Tanti uomini e donne sono venuti nel corso degli ultimi millenni e negli ultimi secoli a vivere sulle pendici e lungo le valli di questi monti. Gruppi di cacciatori-raccoglitori che hanno frequentato la grotta del Romito nel comune di Papasidero CS da 20.000 a 10.000 anni fa hanno inciso su un lastrone di roccia un bovide e il suo piccolo è “la più maestosa e felice espressione del verismo mediterraneo” ed europeo (Paolo Graziosi). I Greci circa 2.500 anni fa dedicarono questi monti ad Apollo: dio della luce, della medicina, della caccia e di tutte le cose belle. Gli Albanesi giunti su questi Monti dopo il 1.500 hanno conservato la loro lingua e le loro usanze stupendamente simboliche e suggestive. Terranova di Pollino PZ è un paese giovane fondato nel 1600, allora si chiamava Terra Novella della Montagna di Basilicata, successivamente Terra Novella di Noia (il vecchio nome di Noepoli PZ), dopo l'unità d'Italia ha preso il nome attuale. Terranova di Pollino è il cuore naturale del Parco Nazionale del Pollino infatti sono ubicati nel territorio di questo comune:
  • Piani di Pollino con tanta neve d'inverno, tante mucche d'estate e tante morene glaciali tra le quali le ultime due morene terminali degli ultimi due ghiacciai;
  • la Parete Ovest e Sud-Ovest di Serra delle Ciavole con tanti Pini Loricati piccoli, millenari, secchi, tutti spettacolari, quasi tutti fotografati più volte, dalle forme incredibili che si fanno osservare con sempre maggiore attenzione;
  • la parete Ovest-Nordovest di Serra Dolcedorme (la cima più alta del Pollino 2.267 m.) con uno spettacolare sentiero che la attraversa in diagonale permettendo di osservare, fra piccoli e fitti faggi, i Piani di Pollino e ciò che li circonda;
  • la parete Nord-Est del Monte Pollino con un'evidentissima nicchia glaciale;
  • tutta Serra di Crispo (2.053 m.) che per quanto si può godere lassù, alcuni decenni fa è stata rinominata il Giardino degli Dei … è il massimo di ciò che poteva capitare nei Monti di Apollo !
  • i boschi di Cugno Ruggeri e Cugno dell'Acero, con pochissimi aceri, ma con l'associazione Abete Bianco-Faggio;
  • Timpa delle Murge con i cuscini di lava e la tana delle volpi;
  • la straordinaria Parete Sud della Falconara (1.656 m.): un triangolo alto circa 250 m. con alla base verso Ovest lo specchio di faglia che viene scoperto in continuazione da una frana attiva;
  • i resti delle foreste di Vallo Nero che dalla cima del Monte Sparviere scendevano sino al Torrente Sarmento.
Per tutto questo e moltissimo altro ancora
BENVENUTI NEL CUORE DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO


Specialmente qui e da qui si possono fare tante passeggiate ed escursioni. Una diversa dalle altre per il tempo che occorre, per il diverso grado di difficoltà e per i paesaggi e gli ambienti che è possibile godere. Si può fare tanta Scuola sul campo su molti e vari argomenti: dalla tettonica a zolle (Falconara, Timpa delle Murge), alla vita di un albero o di un bosco, ai riti e alle usanze umane. Io svolgo questo lavoro con sempre più grande piacere per tutte le persone e gli studenti con cui mi capita lavorare e per questi monti, valli e fiumi del Pollino che sono degni di essere dichiarati Patrimonio dell'Umanità.
Tariffe: per pochissime persone e per impegni di breve durata: Offerta Libera; - per gruppi di molte persone : 80 euro per mezza giornata, 120 per l'intero giorno; per le scolaresche in estate, autunno e inverno: 2 euro ad alunno per mezza giornata, 3 euro per l'intera giornata; in primavera un euro in più; per i bambini: è un mio piccolo dono.
Dottor Domenico BRUNO Apicoltore, Guida Ufficiale ed Operatore di Educazione Ambientale del Parco Nazionale del Pollino Via Dante, 18 85030 Terranova di Pollino PZ cel. 0973-93473 Cell. 349-4917189 E-mail: mfpoll.domenicobruno@libero.it

A SCUOLA NEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO

anche perché interi capitoli di scienze naturali ed umane sono stupendamente rappresentati dalla struttura fisica, dalla copertura vegetale, dagli animali e dalle piccole comunità umane che vivono nelle valli e sulle pendici di questi monti.
Alcune fra le pagine più chiare e interessanti a livello internazionale sono state individuate e messe insieme da me con la preziosissima collaborazione di tantissime persone in VISITE DIDATTICHE che illustrando gli ARGOMENTI MONOGRAFICInel loro contesto naturale stimolano una serie di approfondimenti e chiarificazioni successive.
Quasi tutte le visite didattiche nello svolgersi diventano proficue e gradevolissime piccole esperienze di EDUCAZIONE AMBIENTALE.
Nei Piani di Pollino non è facile andarci con le scolaresche in pieno inverno, ma in tantissime località, tutte di grande interesse internazionale, è facilissimo accedervi IN TUTTE LE STAGIONI, naturalmente bisogna sempre tener conto delle previsioni del tempo e delle difficoltà proprie di ogni località ove vengono svolte le visite didattiche.

Sono pertanto lieto di proporre la lettura e quindi la visita ad una o più delle località appresso indicate:
Piano Ruggio: la località più facilmente raggiungibile per vedere tantissimi faggi, tanti Pini e i Pini Loricati.

Timpa delle Murge: per toccare con le proprie mani cuscini di lava e pezzi di radiolariti emersi dagli abissi del mar di Tetide in un ambiente straordinario per molti aspetti.


Lembi di fuoco
esplosi dal grembo della Terra,
solidificati dal mare,
straziati, metamorfosati,
scrigni di vita passata,
erosi dal vento.
Cuscini di lava,
contorti,
ricoperti di licheni.
Muschi, rose canine,
cattedrali d'agrifoglio.
Aspre montagne gelide di vento
come il mio viso.
Ancora lo stupore della giovinezza!”

(Professoressa Maria A. M.)

                                                                                                                                                               

Bosco Magnano e Fiume Peschiera:questa località, per la sua bellezza, per la facilità di accesso, per la gradevolezza del paesaggio e per la quasi assenza di pericoli è la più frequentata da scolaresche nei mesi di aprile maggio, ma come già detto sarebbe utilizzabile per svolgere le attività più diversi in tutte le stagioni dell’anno. E’ un lussureggiante grande bosco molto rappresentativo della vegetazione sopramediterranea e il nome del fiume ci informa su ciò che era questo fiume e su ciò che torna ad essere grazie alla salvaguardia degli animali selvatici attuata dal Parco e dovuta anche ad altri fattori.

San Costantino Albanese: paesino di circa 800 abitanti fondato da profughi albanesi nel 1534, ha conservato la lingua e gli usi di allora. E’ da visitare la chiesa madre dedicata a San Costantino il Grande e sua madre Sant’Elena, restaurata alla fine del secolo scorso secondo il rito bizantino con le pareti affrescate e l’Iconostasi con tante icone. Avere informazioni sul rito bizantino, passeggiare per le stradine incontrando persone e cose oltre ad entrare nella Casa Parco e a visitare il carino museo di civiltà contadina albanese renderà questa visita particolarmente interessante.

Monte Tumbarino e Pietra Sasso:un cuscino di lava sarà individuabile solo in seguito a una precisa indicazione, ma le forme, i colori e i profumi della vegetazione ci avvolgeranno in un gradevolissimo abbraccio ad ogni nostro passo.

Cersosimo e Timpone Castello: non un castello ma mura ciclopiche del IV - V secolo a.C. Un paesino di circa 800 persone, osservandolo da di fronte e da sopra salendo per il bellissimo sentiero che ci condurrà al Timpone Castello si vede che il paese di oggi è formato da due parti completamente diverse: il rione originario con stradine strette e contorte e la zona nuova realizzata nell’ottocento con strade larghe e rettilinee, maestosi palazzi con grandi portali ad arco in pietra abbelliti con rilievi arborei e ai balconi splendide ringhiere in ferro battuto testimonianza di un artigianato di gran pregio.

Noepoli:l’antica Noia, fondata dagli Entri circa 700 anni a. C. e ricostruita nel medioevo sulla stessa collina che si protende verso il Torrente Sarmento. Anche Noepoli urbanisticamente, nelle zone di non recente costruzione, si presenta in due rioni molto differenti: la zona adiacente alla “Torretta”ove sorgeva il castello con la chiesa madre e una strada rettilinea lungo la cresta che da accesso alle case nobiliari e il rione Casale in basso con casette piccole e viuzze che in alcuni angoli erano accessibili con difficoltà se gli asini erano carichi con grandi cesti di vimini. Dalla piazza della Torretta oltre alla preziosa facciata del comune si possono godere panorami molto ampi e istruttivi sulla forza delle acque che scendono lungo il Sarmento e sull’influenza delle attività umane nel modellare il Paesaggio. Molto vicino al centro abitato un bellissimo e facile sentiero che attraversa un fitto e variopinto bosco ci conduce al Belvedere da lì la struttura urbanistica di Noepoli si mostra con estrema chiarezza.

Seconda piazzola di sosta sulla Sarmentana dopo la rotonda di Noepoli verso Terranova (dista dalla rotonda 1.300 m ed è poco dopo il viadotto Fiumarella) un pezzettino piccolissimo ma straordinario di foresta ci permette di immaginare la foresta che ricopriva il Greto del Sarmento sino a 1000 anni fa. E, con una breve passeggiata, calpestiamo i sassi che sono trasportati dall’attuale Sarmento e quelli che sono stati trasportati dall’antico Sarmento e dall’antico Sinni.

Lago Fondo: “era vapore, è diventata neve, è tornata acqua ed è stata assorbita dalla terra e dalle rocce; è nata e, dopo un po’, si è persa, è rinata e si è persa ancora… Disseterà per una lunga estate: le pianti, gli animali, gli abitanti e gli orti di Casa del Conte: la più popolosa frazione di Terranova di Pollino”. Nei righi precedenti è riportato quanto vi meraviglierà a Lago Fondo (il fenomeno è evidente in primavera). E’ il CICLO DELL’ACQUA quasi al completo. Manca il rubinetto di casa. Il percorso che l’acqua compie negli organismi viventi sarà chiaro nella nostra sete e nella vita che sboccia intorno a noi di colori prorompenti. Il ciclo dell’acqua è un argomento che viene affrontato non solo in presenza di corsi d’acqua, o di laghi o di sorgenti o di inghiottitoi e altre formazioni carsiche, ma quasi sempre perché l’acqua è la vita sul pianeta Terra.

Sella fra la Falconara e Tuppo Vuturo: a fianco e davanti a noi sotto un limpido cielo in uno scenario immenso regno dei falchi, dell’aquila reale e di altri rapaci vediamo i giganteschi blocchi di roccia calcarea di Timpa della Falconara, Timpa San Lorenzo, tutta la catena del Dolcedorme e Serra delle Ciavole sono circa 9, 26 e 70 milioni di anni di vita oceanica emersi dal mar di Tetide. Da qui, ma straordinariamente di più dalla base della parete Sud della Falconara sono evidenti gli immensi movimenti che hanno portato alla formazione non solo del Massiccio montuoso del Pollino ma anche di tutti i monti della Terra. Ai piedi della parete Sud della Falconara davanti allo specchio di faglia i movimenti passati e presenti della terra sono evidentissimi.

Pietra Castello: i boschi d’alta quota più lussureggianti e complessi del Parco e i segni del loro passato sfruttamento. Questo itinerario di didattico si svolge all’ombra degli alberi più importanti del Parco: Pini Loricati, Abeti Bianchi, Faggi, alcune varietà di Querce e di Aceri, Pioppi Tremoli, Maggiociondoli ed altri ancora. Per un buon tratto il percorso segue il tracciato di una ferrovia a 1650 metri di quota costruita in leggerissima pendenza per trasportare il legname alla stazione di partenza di una gigantesca teleferica nei primi decenni del secolo scorso.

La Valle del fiume Mercure: visibilissimo il grande camino della Centrale ENEL a carbon fossile (lignite) quasi esaurito in questa valle, poi a olio combustibile e dal 1997 niente più fumi. (La si vuole convertire a biomassa. Da dove giungerà tutta la biomassa che servirà a farla funzionare? Quanto la Nuova Centrale ENEL del Mercure sarà veramente ecocompatibile non tanto e non solo alla Valle del Mercure, ma a tutti gli ambienti interessati al suo adeguato utilizzo?). E’ stato un grande lago per milioni di anni. Il clima è stato molto diverso da quello che è oggi ed intorno ad esso avvenivano e avvengono fenomeni fisici e naturali che sono stati tutti registrati nel fondo di quel lago e che oggi con un po’ di attenzione e di fantasia possiamo leggere molto facilmente specialmente vicino alle abbondanti sorgenti del Mercure e davanti ai resti fossili dell’elefante antico che possiamo osservare nel Museo di Storia Naturale di Rotonda. Oltre a Rotonda si affacciano su questa valle anche Viggianello, Castelluccio Superiore, Castelluccio Inferiore e molte frazioni (solo pochissime persone di questa valle vorrebbero vedere nuovamente uscire fumo da quella ciminiera).

Acqua Tremola: oggi è una frequentata località di picnic vicino a Terranova di Pollino e raggiungibile anche da San Severino Lucano e Viggianello, ciò per la presenza di una fontana con acqua freschissima circondata da bellissimi boschi. Lungo la strada non asfaltata, pianeggiante e chiusa al traffico che congiunge questa località con la strada che da Terranova sale a Lago Duglia sono state realizzate dal Dipartimento di Scienze dei Sistemi Colturali, Forestali e dell’Ambiente della Facoltà di Agraria dell’Università di Basilicata 4 Aree di Saggio permanenti per “ottenere dati ed indicazioni bioecologiche e selvicolturali anche di lungo periodo; queste aree costituiranno dei laboratori didattici, sia per studenti che per visitatori e studiosi locali e nazionali.” Tante informazioni vengono raccolte ogni anno, quelle che io ho ed avrò, naturalmente come da sempre, saranno a disposizione di chi vorrà.

Lago Duglia: anche questa è una località di picnic nel comune di Terranova di Pollino. Un capanno con alcune postazioni per arrostire la carne, un fresco fontanino, alcune panchine in legno con i rispettivi tavoli, una bella zona pianeggiante con alcuni alberi di pioppi testimonianza dei penultimi utilizzi di questa località, un bel ruscello circondato da bellissimi boschi e pochissimo più sopra le opere di captazione della sorgente di Lago Duglia. Il lago non c’è, c’è solo una antica vasca di accumulo dell’acqua per irrigare i campi di patate una volta molto numerosi a valle di questa località, ciononostante ritengo che è semplice intuire che qui si può davvero fare di tutto e di più nel modo più gioioso e istruttivo possibile per tutti e in quasi tutti i mesi dell’anno.

Valsinni:un piccolo castello, un centro storico tipicamente medioevale con riportate sui muri le sofferenze e i desideri di Isabella MORRA. Una giovane poetessa desiderosa di vivere pienamente la sua vita nonostante che suo papà fosse dovuto fuggire in Francia e nonostante che fosse capitata a Valsinni. Fu pugnalata da 3 suoi fratelli nel 1545 quando aveva forse 25 anni di età.

Non indico altre località perché le località ove si possono svolgere e ho vissuto bellissime esperienze di educazione ambientale nel Pollino sono davvero innumerevoli e tutte in posti bellissimi.

Ne potrei aggiungere tantissime altre, ma ritengo che le esperienze più belle si realizzano se sono concepite insieme, per questo siate sicuri che io da sempre sono disponibile e felice di mettere a disposizione di chiunque le mie conoscenze e le mie capacità,naturalmente è necessario tener conto delle mie effettive possibilità.                   

Con Cordialità Domenico BRUNO
A SCUOLA

sui Sentieri della Comunità Montana "Val Sarmento"

IL TORRENTE SARMENTO

Questa Comunità Montana prende il nome dal Torrente Sarmento che la attraversa in tutta la sua lunghezza.
Il torrente Sarmento nasce da due sorgenti sul versante Sud e Nord di Serra di Crispo: Pitt a Curc' e Lago Duglia. Queste due sorgenti danno origine al Canale Cugno dell'Acero e Canale Duglia che si congiungono in corrispondenza della Frazione Casa del Conte di Terranova di Pollino prendendo il nome di Sarmento.
Il Sarmento ha un andamento da Sud verso Nord-Nordest e per lunghi tratti assume il tipico aspetto delle fiumare del Sud Italia dal letto larghissimo e asciutto in superficie da giugno a gennaio.
Il letto del Sarmento è divenuto così solo pochi secoli fa. Prima era quasi completamente ricoperto da una fittissima foresta planiziale e la moltissima acqua che oggi scorre sotto la ghiaia era costretta a crearsi una “via” sufficientemente profonda e larga da permetterne anche, con estrema probabilità, la navigabilità alle imbarcazioni fluviali di allora almeno sino all'attuale bivio per Cersosimo e San Paolo Albanese.
Nel Comune di Noepoli, sede della Comunità Montana, esiste ancora oggi circa un ettaro di foresta planiziale. Lo scorso anno quasi tutti gli alberi più grandi sono stati tagliati, ciononostante se si osserva con attenzione questa piccolissima superficie boschiva si ha l'immagine di ciò che era il letto del Sarmento.
Poco più a valle di questo preziosissimo boschetto, a monte del ponte per San Giorgio Lucano MT (6° comune della Val Sarmento, anche se non fa parte di questa Comunità Montana), una diga sotto alveo recentemente costruita fa emergere l'acqua che scorre sotto la ghiaia. Quest'acqua verrà convogliata nel lago di Senise PZ non appena verrà terminata una galleria che si sta costruendo a tale scopo.
Il Sarmento confluisce nel fiume Sinni a Sud di Colobraro MT, poco ad Est del lago di Senise PZ e pochissimo ad Ovest rispetto a Valsinni MT. Il Sinni, l'antico Siris, nasce dal Monte Sirino nei pressi dell'uscita di Lauria Nord dell' autostrada Salerno – Reggio Calabria e, dopo circa 100 Km, sfocia nel Mar Ionio fra Policoro MT e Nova Siri Scalo MT.

I COMUNI DELLA COMUNITA' MONTANA “VAL SARMENTO”
I comuni appartenenti a questa Comunità Montana sono 5, con un numero complessivo di abitanti ufficialmente residenti inferiore alle 5.000 persone e con una densità di abitanti bassissima, circa 18 per Kmq . In ordine da Nord verso Sud: Noepoli, Cersosimo, San Paolo Albanese, San Costantino Albanese e Terranova di Pollino. Eccetto Noepoli e l'Antico “Cersosimo” sono tutti paesi sorti intorno al 1600.
Terranova di Pollino ha sempre portato nel suo nome la sua giovane età infatti nel 1700 si chiamava Terranovella della Montagna di Basilicata, successivamente prese il nome di Terranovella di Noia (antico nome di Noepoli) e dopo l'unità d'Italia ha preso il nome attuale.
San Paolo Albanese (che prima si chiamava Casalnuovo Lucano) e San Costantino Albanese sono stati fondati da gruppi di profughi albanesi provenienti da Corone dopo che questa fortezza fu conquistata dai Turchi nel 1534. Gli abitanti di questi due comuni hanno conservato la lingua, i costumi, i riti, le capacità artigianali e le usanze degli albanesi di allora. Sono di rilevante interesse culturale il Museo della Cultura Albanese sito in San Paolo e la chiesa parrocchiale di San Costantino. In ambedue i comuni le celebrazioni liturgiche si svolgono secondo il rito bizantino.
Noepoli, l'antica Noia, è sorta intorno al VII –VIII secolo a.C. come insediamento Enotrio-Lucano. Le prime testimonianze scritte risalgono al Medioevo e quasi tutto il centro storico ne è espressione.
Cersosimo si estende in due ben distinti rioni ai piedi della collina Castello. Questa collina sembra un grandissimo castello per le pendici quasi a picco sull'attuale centro abitato. Su questa collina (m. 723 s. l. m.) intorno al IV secolo a. C. sorgeva un abitato lucano fortificato e grazie agli scavi effettuati è possibile osservare una porta monumentale, delle fondazioni di strutture abitative a pianta quadrangolare e grandi anfore utilizzate per contenere derrate alimentari che si sono conservate perchè il tetto delle abitazioni è crollato su di esse.
In tutti questi piccoli centri abitati è utile e gradevole non solo trascorrere giornate di vacanze per i paesaggi, la gastronomia, la tranquillità, l'aria pura e tante altre cose belle, ma anche FARE SCUOLA. Questi piccoli paesi possono diventare ancora di più luogo di studio, di conoscenza e di esperienza, perchè qui è più facile scoprire, imparare a leggere l'immenso patrimonio culturale e naturalistico che vi è presente.
Qui tantissimi stimoli ci faranno parlare di ambiente, di EDUCAZIONE AMBIENTALE e sono tante le radure interessanti, belle ed accoglienti ove insieme si possono vivere davvero piccole esperienze di Educazione Ambientale col proposito di realizzarne altre nella nostra città.
Certamente, dopo aver studiato questi piccoli paesi e ciò che li circonda, sarà più facile comprendere le realtà in cui si vive abitualmente incredibilmente più complesse e in continua evoluzione.


LE RISORSE NATURALISTICHE DELLA COMUNITA' MONTANA

Le più importanti risorse naturalistiche del Parco Nazionale del Pollino sono ubicate nel territorio della Comunità Montana “Val Sarmento”.
Il Massiccio Montuoso del Pollino è straordinario a livello internazionale per l'estrema variabilità del territorio e per la grandissima biodiversità sotto l'aspetto faunistico e vegetazionale che va dalla macchia mediterranea lungo le coste, all'associazione Abete Bianco-Faggio, alle praterie d'alta quota, ai Pini Loricati (albero simbolo del Parco Nazionale del Pollino) relitto dei periodi glaciali. Infatti, le zone più alte intorno ai 2.000 m. (formate da rocce calcaree dolomitiche) sono state modellate dalle glaciazioni, fenomeno poco comune al 40° parallelo dell'emisfero Nord della Terra. Le zone intermedie (formate in gran parte da argille, marne sedimentarie e depositi alluvionali) vengono modificate dagli agenti atmosferici e sono ancora in parte ricoperte da fitti giovani boschi. In alcuni punti della zona intermedia emergono rocce magmatiche e cuscini di lava di vulcani sottomarini. Alla base le spiagge del Mar Ionio e del Mar Tirreno. Tutto questo è concentrato in una superficie con un raggio di 20 –30 Km.
Molte di queste risorse non sono attraversate dai sentieri realizzati con questo progetto. Vengono citate sia per una più completa informazione sia perchè se ne tenga dovuto conto in un futuro progetto che, come questo, non richiederà (salvo piccole eccezioni di ripristino o di adeguamento all'utilizzo turistico-didattico) una realizzazione fisica dei sentieri.
In tutto il Parco sono ancor oggi esistenti ed agibili moltissimi chilometri di sentieri, diversi tipi di strade e persino il tracciato di una ferrovia a 1.600metri di quota la Rue Pink. Oggi è agibile per tutto il suo lungo percorso in zone di eccezionale interesse paesaggistico e naturalistico-ambientale. Fu costruita fra la prima e seconda guerra mondiale con il 3% di pendenza da dietro Serra di Crispo a sotto Serra Dolcedorme. E' stata utilizzata per trasportare innumerevoli tronchi di faggi, aceri e abeti alla stazione di partenza di una gigantesca teleferica che dal bosco della Fagosa trasportava il legname alla stazione di Spezzano Albanese CS da dove veniva smistato in tutta Italia.
Sul Pollino e in Val Sarmento sono presenti tantissimi altri segni che testimoniano i molti secoli di attività umana su questi monti e in queste valli. Per poterli utilizzare, quasi sempre, basterà solo una corretta ed adeguata segnalazione onde permetterne una più semplice e più completa godibilità anche culturale.
A seguire si elencano le risorse paesaggistiche e ambientali importanti a livello internazionale che sono ubicate nel territorio della Comunità Montana.

LE PARETI OVEST E SUD DI SERRA DELLE CIAVOLE (2.130 m) con tantissimi Pini Loricati piccoli, millenari e secchi, tutti spettacolari, quasi tutti fotografati più volte, dalle forme incredibili che si fanno osservare ogni volta con sempre maggiore attenzione.

LA PARETE OVEST-NORDOVEST DI SERRA DOLCEDORME (2.267 m la cima più alta del Parco) con uno spettacolare sentiero che la attraversa in diagonale permettendo di osservare da mezza costa, fra piccoli e fitti faggi che faticosamente tentano di salire verso la cima, i Piani del Pollino rifiniti nella fisicità attuale dalle ultime glaciazioni wurmiane.
Su questa parete sono evidentissime le forme tipiche di un ghiacciaio. In alto, addossato alla parte ancora non ricoperta da vegetazione arborea, vi era il nevaio; quasi al centro della Fossa del Lupo, l'ombelico del ghiacciaio; il bordo di questa Fossa (adesso ricoperto da una folta faggeta) era la soglia glaciale. Infine nel Piano di Toscano a circa 1.775 m. vi sono due serie di piccoli archi perfettamente paralleli, testimonianza delle ultime due morene terminali degli ultimi 2 ghiacciai.

LA PERETE NORD DEL MONTE POLLINO (2.248 m.) con un'evidentissima nicchia glaciale.

SERRA DI CRISPO (2.053 m.) ricade interamente nel territorio della Comunità Montana. E' la quinta cima in ordine di altezza ed è la più spettacolare serra del Parco. Paesaggi stupendi. Pini Loricati di tutte le forme, di tutte le età, alcuni sembrano piccolissimi neonati, ma in realtà hanno più di 10 anni e i più grandi ne hanno anche più di 1.000.
Grandi cuscini di ginepro nano, praterie d'alta quota. Il tutto su roccia calcarea dolomitica che appare a tratti e si fa osservare per le diversissime forme che ha assunto per l'erosione e per i fiori e le erbe che ospita nelle piccole fessure.
Dalla cresta di Serra di Crispo, in questo scenario stupendamente indescrivibile, si mostrano verso Nord: la Valle dell'Orso, Timpa e Pietra Castello, le Gole della Garavina, Terranova di Pollino, tutta la Valle del Sarmento con San Paolo Albanese, Noepoli e San Giorgio Lucano, in lontananza tutta la Piana di Metaponto e l'intero Golfo di Taranto. Verso Est l'alta Valle del Raganello con l'importantissima parete Sud della Falconara, le frane di Bellizzi, l'immensa Timpa San Lorenzo con le Gole del Raganello, parte della Piana e l'intero Golfo di Sibari.
I colti greci che giunsero su queste coste intorno al VII secolo a. C. si trovarono di fronte questi monti luminosissimi, gli apparvero più alti del loro Monte Olimpo e, grande differenza, ogni estate si popolavano di animali e pastori che ogni autunno riportavano a valle formaggi profumatissimi e prelibati, erbe medicinali e cacciagione. Pian piano, quando conobbero a sufficienza questi monti, non poterono far altro che dedicarlo ad Apollo, il loro dio più amato, dio del sole, della medicina, dio di tutte le cose belle e protettore dei viandanti e dei marinai.
E' naturalmente stupendo anche ciò che si vede verso gli altri punti cardinali.
In mezzo a queste pareti e a queste cime ci sono I PIANI DI POLLINO (interamente nel territorio della Comunità Montana) ove il paesaggio presenta un elevatissimo valore estetico, scientifico e antropico per l'accumulo di materiali morenici, per le corone di faggete che tentano di salire sulle cime, per i Pini Loricati assediati e spettacolari, per il variare delle stagioni e per i segni delle attività umane che si svolgono quassù ogni estate da alcuni millenni.

IL PINO LORICATO in dialetto si chiama la Pioca che significa la Luce. Per questo è stato venerato da quasi tutti i pastori e i contadini che hanno vissuto e stanno finendo di vivere nelle valli e nelle pianure intorno a questi monti.
Alcuni pastori hanno dovuto ferire vistosamente i tronchi dei pini loricati lungo i sentieri per estrarne dei pezzi che a valle venivano ridotti in “schierd'” (simili a grandissimi stuzzicadenti) che, per secoli, hanno illuminato la cucina per il tempo strettamente necessario ad apparecchiare le misere tavole.
Questi pezzi di tronco non erano barattabili con nessun altra cosa al mondo, si potevano donare, non erano vendibili perchè “la luce non si vende!”.
La luce per tantissimi uomini e donne del Pianeta Terra rappresenta Dio.

“Il Pino Loricato
plurisecolare
in alto
nel vento e nella luce
nel freddo e nel caldo sole
ben difeso da spesse squame
e da foglie fitte, robuste e pungenti
Argenteo
pietra
più pietra delle pietre in cui vive.
Il Pino Loricato
in alto nel cielo
a sfidare Giove
senza soccombere ai suoi fulmini
riportando solo le ferite
di questa lotta
col divino e l'eterno…”

(D.Bruno)

TANTI BOSCHI in cui vivono oltre 60 tipi di alberi fra cui Faggi e Abeti Bianchi, diversi tipi di Aceri e di Querce, Pioppi, Maggiociondoli, diversi tipi di Sorbi, Frassini e moltissimi altri.

TIMPA DELLE MURGE è descritta dettagliatamente a pag. 10 per far comprendere quante possibilità di fare scuola esistono sui sentieri della Comunità Montana “Val Sarmento”.

LA SORGENTE CATUSA è la più suggestiva del Parco. L'acqua gelida e leggera sgorga sotto e fra grandi massi di granito terribilmente straziato e ricoperto da muschi che hanno conquistato quasi tutta la sua superficie. Altissimi e monumentali piante di Faggio fanno ombra a questo meraviglioso scenario da favola.

LA FALCONARA prende il nome dai falchi che numerosi nidificano su di essa. E' un immenso blocco calcareo dolomitico di roccia stratificata che emerge dalle argille circostanti con una inclinazione di circa 35 gradi. Si è formato durante il Periodo Cretaceo (135 – 190 milioni di anni fa) nel fondo del Mar di Tetide sorto oltre 500 milioni di anni fa i cui resti oggi sono il Mar Caspio, il Mar Nero e il Mar Mediterraneo.
Tutta la Falconara è interessantissima per i paesaggi straordinari, per la piccola parete Nord ove la roccia è piegata ad esse e per la straordinaria ed unica parete Sud.
Questa parete ha forma triangolare è quasi a picco ed è alta oltre 250 m. Il vertice è la cima più alta della Falconara (1656 m s. l. m.).
Alla base c'è una grande frana che ne libera circa 20 cm l'anno, specialmente in corrispondenza dell'angolo Ovest.
Qui grandi e piatti massi di roccia calcarea sono addossati alla parete. Se li osserviamo con attenzione, ci accorgiamo che non è stratificata, la facciata verso di noi presenta tante protuberanze, quella verso la Falconara è liscia, ha un andamento ondulato e le ondulazioni combaciano perfettamente con la superficie della Falconara. Su queste superfici lisce sono evidentissime delle incisioni longitudinali (strie) realizzate dal movimento. Movimento che per l'attrito ha sprigionato tantissimo calore da fondere la roccia calcarea lungo le superfici di scivolamento (specchio di faglia).
Di fronte a questo specchio di faglia le forze interne della Terra ci appaiono in tutta la loro straordinaria potenza e, basta alzare lo sguardo, per comprendere anche le forze esterne. Infatti, dopo alcune decine di anni le strie non ci sono più, dopo molte decine di anni non c’è più lo specchio di faglia, riappare la stratificazione e pian piano la parete non è solo color grigio, ma strisce di vegetazione si colorano in modo diverso a seconda delle stagioni e i falchi nidificano sulle sporgenze.

LE PEONIE E UNA STRADA STUPENDAMENTE PANORAMICA

San Paolo Albanese è collegato ad Alessandria del Carretto CS con una strada provinciale. Questa strada da San Paolo sale, senza raggiungerne la cima, verso monte Carnara (1.282 m s. l. m.). Da qui sino al Timpone della Serra (1.118 m) è tracciata quasi per l'intero percorso lungo la cresta dei monti che fanno da spartiacque fra il tratto intermedio della valle del Sarmento con l'Alto Ionio Cosentino.

Il panorama è stupendo:

  • verso Est tante colline e ai piedi la costa del Mar Ionio fra Rocca Imperiale CS e Trebisacce CS;
  • verso Sudovest le cime più alte del Parco Nazionale del Pollino in tutta la loro
  • spettacolarità specialmente in autunno, inverno e primavera;
  • nel cielo azzurro volano Corvi Imperiali sino a che non giunge qualche Nibbio e altri rapaci che, dopo aver allontanato i corvi, fischiano per far muovere le prede sui prati sotto di loro.

La superficie dei prati alle pendici Est di monte Carnara, vicinissimo alla strada, per 10-15 giorni intorno alla fine di maggio si colorano anche di un intenso rosso purpureo. E' la Peonia Peregrina che fiorisce e ci invita a venire quassù per ammirarla e godere di lei e delle cime del Pollino ancora innevato, dell'azzurro del cielo e dello Ionio, degli infiniti colori dei prati.
Sensazioni profonde e gradevoli attraversano tutto il nostro corpo dopo essere entrate dai nostri occhi, dalle nostre orecchie, dal nostro naso, dalla nostra bocca e dalla nostra pelle.

LE BALZE DEL SARMENTO sono delle zone pianeggianti sui dirupi che costeggiano il Sarmento fra San Costantino e Noepoli. Questa parte del territorio della Comunità Montana e la zona sottostante San Paolo e Cersosimo è quasi tutta formata da depositi alluvionali, trasportati a valle dal Paleo Sarmento e dal Paleo Sinni. La zona pianeggiante verso Nord è coperta dal bosco Farneta che è tagliato da alcuni canali che in occasione di abbondanti piogge riversano sul greto del Sarmento grandi quantità di detriti formando dei conoidi alluvionali che vengono erosi completamente solo in occasione di gigantesche piene.
Alcune balze erano sede di piccole aziende agricole e dal Sarmento si intravedono case e piccoli oliveti. Sulle balze più grandi sono attive ancora delle aziende agricole.


I SENTIERI DELLA COMUNITA' MONTANA

La Comunità Montana “Val Sarmento” ha più volte risistemato molte strade e sentieri specialmente nei pressi dei centri abitati e delle frazioni.
Quest'ultimo progetto è intervenuto su oltre 20 fra strade di diverso tipo e sentieri già esistenti aggiustandoli ove era necessario e segnalandoli sul terreno.
Tutti insieme questi “sentieri” superano i 50 Km e collegano fra loro tutti i comuni della Comunità Montana. Il loro tracciato permette un utilizzo molto diversificato e fa godere quasi tutte le risorse paesaggistiche, naturalistiche, ambientali e antropiche di cui è ricchissima questa piccolissima Comunità Montana.
Sono tantissimi i tratti panoramici verso valle e verso monte, sono tantissimi i punti panoramici che pur non essendo paragonabili a quelli delle alte quote del Pollino sono lo stesso interessantissimi e bellissimi per ciò che permettono di osservare.
Questi sentieri attraversano boschi di diverso tipo, passano vicino a sorgenti, attraversano paesi, costeggiano terreni agricoli più o meno abbandonati, oliveti, castagneti, vigneti ed ex vigneti, piccoli allevamenti di bovini, ovini e caprini, tanti ex seminativi e alcuni seminativi. Passano vicino a chiese, cappelle più o meno grandi, case coloniche e masserie, agriturismi e lungo il greto del Sarmento vicino ai resti di antichi mulini ad acqua e fornaci spesso invisibili perchè coperti da rovi.
Eccetto che per alcuni brevi tratti, che hanno comunque un'alternativa, e per condizioni atmosferiche particolarmente avverse, questi sentieri sono percorribili in tutti i mesi dell'anno ciò rende ancor più facile la conoscenza e il godimento di quella che è come per il Parco Nazionale del Pollino la principale caratteristica di questa Comunità Montana: una grande varietà del territorio collegata quindi ad una elevata biodiversità anche culturale.


FARE SCUOLA SUI SENTIERI DELLA COMUNITA' MONTANA

Questi “sentieri” o tratti di questi sono utilissimi per fare scuola sul campo.
Tutte le realtà al di fuori delle mura scolastiche, se sapute utilizzare, sono ideali per rendere incredibilmente più proficuo qualunque tipo di apprendimento.
Quasi sempre, all'inizio dell'anno scolastico studiare sul campo un piccolo capitolo della materia che si dovrà poi studiare durante l'anno, fa sì che gli alunni riescono meglio a comprendere, interpretare e contestualizzare ciò che altrimenti rimarrebbe, nella migliore delle ipotesi, una conoscenza quasi esclusivamente astratta e mnemonica.
Alla fine di questa relazione si riporta la descrizione di una “visita didattica”, se ne possono fare centinaia su argomenti e sentieri diversi.

Ogni visita didattica ha quasi sempre un argomento principale che può essere:

  • la tettonica a zolle;
  • il sorgere e lo svilupparsi di un centro abitato;
  • il clima;
  • il ciclo dell'acqua;
  • la vita di un albero e di un bosco;
  • gli animali che vivono nel Parco e i problemi di convivenza con le
attività umane;

  • le rocce calcaree dolomitiche con la loro formazione e la loro erosione;
  • i cuscini di lava;
  • i vulcani e i terremoti;
  • i diversi modi di celebrare la messa e il matrimonio;
  • le tantissime usanze;
  • le più diverse attività umane e molti altri.
L'argomento principale lo è solo perchè sul campo è il più evidente. Ma sul campo, osservandolo bene, se ci si va per fare scuola, ci si accorge che gli argomenti che si possono affrontare sono infiniti.
Sono tanti gli stimoli ad uno studio più gradevole e proficuo sotto tutti gli aspetti.
Sono tantissimi gli approfondimenti che sorgeranno nel prosieguo dell'anno scolastico.
Qui di seguito si descrive solo una“passeggiata”. Dalla semplice descrizione, dai nomi dei luoghi e degli animali e dalle piccole o grandi realtà che vengono citate si può avere l'idea di quanta SCUOLA si può fare sui sentieri della Comunità Montana “Val Sarmento”. Con un po’ di immaginazione ci si può rendere conto di quanta scuola si può fare incredibilmente meglio uscendo almeno qualche volta e all'inizio dell'anno scolastico dai muri della scuola, poco o molto fuori dalla propria città.

TIMPA DELLE MURGE

DATI TECNICI:

Dislivello: 200 m circa;

Lunghezza del percorso: circa 4 Km;

Difficoltà: salita non impegnativa eccetto brevi tratti con ghiaia;

Durata: 3 – 4 ore;

EQUIPAGGIAMENTO:

scarpe da ginnastica non leggere o scarponcini comodi, calzoni lunghi, camicia a maniche lunghe, giacca a vento, copricapo e chi ce l'ha binocolo e macchina fotografica.

PERICOLI:

i soliti della montagna, ma in situazioni temporalesche essendo possibile la caduta di molti fulmini si è sicuri solo in autovettura.

La “passeggiata” si svolge sul tratto finale del Sentiero Catusa – Casa del Conte che percorreremo all'andata in senso inverso. Quando inizia il tratto pianeggiante lasciamo la strada per immetterci, sulla nostra destra, su un sentiero che passa vicinissimo alle innumerevoli emergenze naturalistiche, ambientali ed antropiche presenti lungo questo breve percorso. Alla fine si raggiungerà nuovamente la strada-sentiero che si percorrerà tutta nei suoi ultimi 2 Km, rivedendo da poco più sotto ciò che abbiamo visto da vicino e ciò che abbiamo potuto toccare con mano.
Timpa delle Murge è un piccolissimo pezzettino di vulcano sottomarino che eruttò nel fondo del Mar di Tetide. Oggi, la parte composta dai cuscini di lava si trova a 1.350 m sul livello del mare, sopra la frazione Casa del Conte diTerranova di Pollino. Appena si giunge nella valle di Casa del Conte è visibile in alto a destra color caffè.
Vi potremmo salire in macchina, o in mountain bike o a cavallo su una strada non asfaltata e non sempre facilmente transitabile. Per noi è molto meglio a piedi. La salita inizia dalla fontana Murge, non è impegnativa e ci permette di godere del variare del paesaggio man mano che saliamo.
All'inizio della salita si godono i tanti casolari circondati dai seminativi di Casa del Conte, tutta protetta da stupendi boschi ricchi di: vari tipi di querce, faggi e faggi insieme ad abeti bianchi, pioppi tremoli, diversi tipi di aceri e di sorbi, maggiociondoli, e molti altri. Sulle creste di Serra delle Porticelle e di Serra di Crispogli spettacolariPini Loricati.Questi boschi sono abitati da troppi cinghiali,qualchecervo, lupi,tassi, qualche capriolo,volpi,scoiattoli meridionali, lepri, pochissimi istrici, pochi picchi nerie tanti altri animali selvatici.
In alto nel cielo volteggiano corvi imperiali, il falco pellegrino e altri falchi più piccoli e non è impossibile anche l'aquila reale.
In fondo nella valle scorre ilTorrente Sarmentoche si ficca nelleGole della Garavina.
Man mano che saliamo osserviamo sempre di più i monti che circondano questa valle. Quasi senza accorgercene siamo giunti ai piedi di Timpa delle Murge. Qui lasciamo la strada e imbocchiamo un sentiero. Tantissima ghiaia color caffè, tanti cuscini di lava che si sono sgretolati per le fortiescursioni termiche. Non troppo più in alto, sulla nostra destra appaiono sempre più evidenti i cumuli di cuscini di lava. Sono durissimi, ammucchiati l'uno sull'altro.
Siamo giunti in mezzo a grossi massi formati da ghiaia di cuscini cementata da calcite che si innalzano verso il cielo. Siamo allaTana delle Volpi. A fianco alcuni cerchi di agrifogli ci mostrano tante cose fra cui come pian piano un prato viene trasformato in boschetto, nonostante il brucare delle pecoree delle capre.
Un'altra piccola salita e sulla nostra sinistra potremo toccare con le nostre mani dei cuscini di lava freddi e durissimi. Ci colpiranno degli strati di roccia colorata di rosso e verde. Sonoradiolariti, si sono formate nel fondo del Mar di Tetide ad oltre 5.000 m di profondità per il depositarsi dei gusci silicei dei radiolari.
Camminiamo un altro poco e siamo sul cumulo dei cuscini di lava.
La visione della valle di Casa del Conte è completa.
Tanti monti, da sinistra verso destra: Timpone Balsamano, in lontananza Timpone Rotondella, segueManca del Palo, sotto le Gole della Garavina,sopra le due cime della Falconara eTuppo Vuturo (Tuppo dell'Avvoltoio), dietro c'è l'immensaTimpa San Lorenzo e la lunga cresta che congiunge ilMonte Moschereto (poco sopra Civita CS) con la cima di Serra Dolcedorme, più avanti Serra delle Ciavole, la Grande Porta del Pollino eSerra di Crispo proprio in cima alla valle, dietro ilMonte Pollino e Serra del Prete. Sotto Serra di Crispo laValle dell'Orso eTimpa e Pietra Castello.
Da sopra il cumulo dei cuscini di lava si ha una visione d'insieme straordinaria anche delle zone ove siamo passati poco prima.
Vediamo i grandi massi di ghiaia di cuscini cementati da calcite. Da qui non vediamo la loro superficie ricoperta da tanti tipi di licheni, non vediamo lepiccole cavità con del muschio, alcuni tipi di felci, alcuni tipi dipiantine grasse ed erbe e fiori. Ma sappiamo che ci sono perchè li abbiamo visti poco prima.
Per questo potremo comprendere meglio quanto sia più grande e complesso il mondo che ci circonda.
Quanto sia straordinaria e diversissima la vita sulla Terra.
Le forme, i colori, il paesaggio, la vita degli animali e un poco anche quella degli uomini, tutto nel suo continuo variare ha qui a Timpa delle Murge la sua massima espressione. Ma lo spettacolo di questa Timpa non finisce con queste visioni, con queste comprensioni, con le straordinarie sensazioni di toccare con le proprie mani i cuscini di lava. Ci sono ancora infiniti colori, infinite forme, infiniti profumi e i tanti cerchi di agrifoglio che con gli animaletti e i fiori che ospitano e con le loro bacche rosse d'inverno ci fanno vivere più a lungo il natale.

Timpa delle Murge:

“Lembi di fuoco
esplosi dal grembo della Terra,
solidificati dal mare,
straziati, metamorfosati,
scrigni di vita passata,
erosi dal vento.
Cuscini di lava,
contorti,
ricoperti di licheni.
Muschi, rose canine,
cattedrali d'agrifoglio.
Aspre montagne gelide di vento
come il mio viso.
Ancora lo stupore della giovinezza!”

(Professoressa Maria A. M.)


BUONA SCUOLA E... ARRIVEDERCI IN VAL SARMENTO.

Dottor Domenico BRUNO
Guida Ufficiale ed Operatore di
Educazione Ambientale del
Parco Nazionale del Pollino
Via Dante, 18
85030 - TERRANOVA DI POLLINO PZ
mfpoll.domenicobruno@libero.it Tel. 0973-93473 Cell. 349-4917189

La Biodiversità

del Parco Nazionale del Pollino


Il Parco Nazionale del Pollino insieme ai Parchi Nazionali dell'Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese e del Cilento – Vallo di Diano è fra la 15 aree italiane testimoni della Biodiversità che era presente in Italia e dove è ancora possibile farla comprendere, studiare e godere. Ciò è avvenuto anche perché in questo parco come negli altri due citati è ancora presente la Lontra.

I nomi di tante località del Massiccio del Pollino e dei Monti dell'Orsomarso ci testimoniano la presenza di determinati animali sino a pochi secoli fa: la Valle dell'Orso sotto la parete Nord Est di Serra di Crispo, Tuppo Vuturo (Tuppo dell'Avvoltoio), Timpa della Falconara, Monte Sparviere, Fiume Peschiera, la Fossa del Lupo a circa un terzo in basso della parete Nord Nord-Ovest di Serra Dolcedorme.


GLI ANIMALI

I Lupi sono stati sempre presenti sul Pollino, ma 30 -40 anni fa erano pochissimi e per la mancanza di prede si alimentavano alle discariche dei paesi e, d'estate, dovevano persino accontentarsi di cacciare grilli. Grazie alla sua salvaguardia, alla sensibile diminuzione dell'attività agricola e zootecnica e al consistente aumento dei cinghiali i lupi sono notevolmente aumentati di numero, vivono in branchi e sono presenti lungo quasi tutto l'Appennino.

Naturalmente nel Parco vivono e sono salvaguardati anche gli altri animali caratteristici dell'Appennino Meridionale. L'Istrice, il Gatto selvatico, il Capriolo, il Driomio meridionale, il Moscardino, il Quercino, lo Scoiattolo meridionale, la Lepre, il Tasso, la Donnola, la Faina. Questi ed altri sono i mammiferi che lasciano i segni della loro presenza facilmente individuabili se si osserva con attenzione il territorio ove vivono ed è possibile a volte vederli di giorno e spesso abbagliarli involontariamente coi fari della macchine lungo le strade dopo il tramonto e prima dell'alba.

Sono tantissime le specie di uccelli che nidificano o sono di passaggio lungo le valli o sui monti del Parco. Non sempre, ma spesso e per periodi più o meno lunghi, sopra gli ex seminativi e i pascoli dell'alta valle del Raganello è possibile vedere volteggiare maestosa l'Aquila Reale e nei pressi della cappellina di Sant'Anna di Timpa San Lorenzo è possibile anche sentire le grida degli aquilotti che chiamano i loro genitori dai nidi o imparano a volare e a farsi trasportare molto in alto nel cielo dalle correnti ascensionali. Volano, scrutano la superficie per individuare le loro prede e difendono le loro zone di limpidissimo cielo anche l'Astore, lo Sparviero, il Corvo imperiale, la Poiana, i Gheppi, il Falco Pellegrino, il Nibbio Reale e i Grifoni reimmessi dal Parco negli anni scorsi e nel giugno del 2010. Sulle barriere dei ponti che attraversano torrenti e fiumare tante Cornacchie grige. Intorno ai paesi Gazze ladre, nei boschi il Picchio verde e il Picchio Nero quest'ultimo, dalle popolazioni locali, è chiamato Becco di ferro per il tambureggiare che si sente nei boschi ove vive e per i grandi fori che riesce a compiere in brevissimo tempo. Prima del tramonto e di notte la Civetta, il Barbagianni, l'Allocco e il Gufo Reale ci fanno conoscere la loro presenza coi loro richiami e il volare sentito chiaramente ed inaspettato.

Dei rettili è necessario citare il Cervone Italiano che raggiunge persino i 250 centimetri di lunghezza, la Biscia dal collare, la Vipera comune, la Testugine palustre, le lucertole, i Ramarri e i Cechi nelle zone calde e di bassa quota.

Degli anfibi sono importanti: la Salamandrina dagli occhiali che è un indicatore biologico specialmente per quanto riguarda la salubrità delle acque ove vengono deposte le uova, la Rana italica, il Tritone italiano e il crestato e l'Ululone dal ventre giallo

I pesci che vivono nei fiumi del Parco sono: la Trota fario, il Cavedano, il Barbo, le Anguille e le Carpe.


LE PIANTE

Il simbolo del Parco Nazionale del Pollino è un albero. E' il Pino Loricato, vive anche più di mille anni, il suo tronco per crescere di un solo centimetro di raggio impiega da 3 a 15-20 anni quindi ha registrato nel suo tronco quello che è stato il clima dei territori ove vive da mille anni a questa parte, trovare la chiave di lettura di queste registrazioni non è difficile perché, grazie alle stazioni meteo presenti in alcuni comuni da più di un secolo, conosciamo il clima di quest'ultimo periodo. Durante le glaciazioni era diffuso non solo nella penisola Balcanica ma anche in quasi tutto il Sud Italia. Oggi è assediato dal faggio, non soccombe perché le sue foglie fitte e robuste difendono le sue gemme dai granuli di ghiaccio trasportate dal vento che nel mese di maggio recidono sistematicamente i nuovi germogli del faggio. In passato anche gli ovini e i caprini costringevano le pianti di faggio a rimanere cespugli.

Il Pino Loricato vive: poco sopra i 500 metri di altitudine nella Valle dell'Argentino e, in numero notevolmente maggiore, da 1500 ai 2150 metri di altitudine. Vive in zone ove il faggio non riesce a vivere, in punti impervi, lungo le creste, sulle pareti a pico, si innalza verso il cielo anche per 40 metri spesso direttamente dalla dura roccia calcarea dolomitica. Il suo vivere in popolamenti molto aperti, il suo portamento, il vento, la neve, i fulmini lo hanno reso l'albero più fotogenico e più fotografato d'Italia.

Una premessa necessaria: per quasi cento anni giganteschi tagli di bosco hanno interessato anche l'Appennino Meridionale. Sul Pollino hanno operato tante imprese boschive e, fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, anche la più grande impresa boschiva allora operante in Italia: la “Rue Pink”. Per trasportare il legname sono state costruite centinaia di Km di teleferiche, tante strade di accesso, alcuni grandi spianamenti in corrispondenza dell'arrivo e delle partenze di queste infrastrutture, decine di migliaia di piccole piazzuole per trasformare i rami in carbone; persino una ferrovia che iniziava quasi dai piedi della parete Ovest di Serra di Crispo e, dopo un primo Km di lieve salita, con una pendenza costante del 3% intorno ai 1600 m s.l.m. giungeva ai piedi della cresta Est di Serra delle Ciavole da dove una gigantesca teleferica saliva ad Ovest delle due cime della Manfriana per attraversare poi tutta la zona alta della piana di Sibari e, dopo una lunghissima discesa, scaricare il legname alla stazione delle Ferrovie dello Stato di Spezzano Albanese. Sino lì il trasporto del legname è avvenuto quasi completamente utilizzando la forza di gravità.

Nel Parco Nazionale del Pollino sono circa 1700 le specie vegetali censite, in Italia dovrebbero essere circa 6000. Gli endemismi sono molto pochi. Ciò che è inimmaginabile, stupendamente e gradevolmente sconvolgente è la straordinaria variabilità dei paesaggi che la geologia, il clima, le molteplici forme di vita e le diversità delle culture umane hanno realizzato su questi monti e in queste valli.

La vegetazione del Parco può essere schematizzata in 4 fasce. Nelle zone di bassa quota c'è la Fascia Mediterranea composta dalla Macchia Mediterranea bassa ed alta. La Macchia Mediterranea bassa è caratterizzata da circa 30 specie arbustive: Euforbia arborea, Ginestre, Cisti, Rosmarino, Erica, Alloro, Corbezzolo ed altre. Nella Macchia Mediterranea alta sono presenti pianti di Leccio, di Ginepro, di Lentisco, di Roverella, di Acero minore quasi sempre associate a diverse specie di pianti rampicanti. Queste macchie possono raggiungere anche i 6 m di altezza. Tutto questo insieme, molto vario ed estremamente complesso, specialmente per quanto riguarda le forme vegetali più semplici: erbe, fiori, muschi crea un microambiente che da riparo e nutrimento a innumerevoli insetti, anfibi ed altri animali in piccola parte già accennati all'inizio.

Per dare un esempio della straordinaria variabilità, sotto tutti gli aspetti, del territorio del Parco alcune informazioni sul Leccio. Solo nella stretta ed impervia Valle del fiume Argentino è ancora presente un piccolo bosco di lecci ove queste pianti raggiungono anche i 18 m di altezza, per la maggior parte vi sono macchie di Leccio. In situazioni particolari troviamo pianti di leccio molto al di sopra della fascia mediterranea come sulla Timpa di San Lorenzo, di Cassano e di Porace e persino in cima a un lastrone di ghiaia di cuscini di lava cementata da calcite sotto il livello del mare e che adesso si trova di fronte ai tanti cuscini di lava di Timpa delle Murge a 1300 m s.l.m. Ai confini occidentali del Parco (preso S. Domenica di Talao) il Leccio si mischia e in parte viene sostituito dalla Sughera che necessita di ambienti più umidi.


La fascia Sopramediterranea ha come quota di riferimento dai 700 ai 1100 m. s.l.m. ed è caratterizzata da una serie di boschi denominati col nome delle specie dominanti:

  • Boschi a Roverella, nelle zone più basse e ben esposte al sole con l'Asparago selvatico, l'Erica arborea e il Camedrio siciliano nel sottobosco;
  • Boschi a Cerro nelle zone più alte e ad occidente, nel sottobosco troviamo non solo specie che amano il caldo ma anche specie che amano le medie temperature quali:la Digitale appenninica, il Pisello veneziano, l'Erba limone;
  • Boschi a Farnetto per lo più misti con Roverella e Cerri eccetto che nei pressi di Plataci ove è nettamente dominante il Farnetto;
  • Boschi misti in cui oltre alle querce vi sono associate e, a volte, risultano anche dominanti: l'Acero d'Ungheria, l'Orniello, l'Ontano napoletano, il Castagno, il Carpino nero e bianco e l'Agrifoglio;
  • Boschi degradati principalmente per il taglio eccessivo che potremmo chiamare anche arbusteti in cui con fatica sopravvivono esemplari dei vecchi boschi con: Prugne, Meli e Peri selvatici, Rose canine, Biancospino comune e la Ginestra dei carbonai nelle zone più basse e la Ginestra odorosa in quelle più alte.

Nelle aree asciutte e assolate di questi boschi e nei terreni poveri e rocciosi, non riuscendo a crescerci gli alberi troviamo, oltre ad alcune specie della Fascia Mediterranea anche: il Trifoglio giallo delle sabbie, il Camedrio montano, la Radichiella laziale, la Lavanda e la Salvia officinale, il Timo bratteato e il Timo serpillo che oltre a vivere in terreni poverissimi, vive dalla pianura alle cime più alte del Parco.

La Fascia Montana da 1100 sino ai 2000 metri di altitudine è caratterizzata da grandi boschi di Faggio. Nei boschi esposti a Nord specialmente nel versante lucano del Parco, in passato, il Faggio era associato all'Abete bianco.. Oggi questa associazione è presente principalmente nei boschi di alta quota di Terranova di Pollino, e cosa veramente eccezionale, si trova anche nel Bosco Vaccarizzo a 700 metri di quota nel comune di Carbone. In situazioni particolari, zone molto fresche, il faggio vive a quote ancora più basse. Nelle faggete esposte a Sud e sotto i 1400 m il Faggio vive con l'Agrifoglio. Nelle grandi piazzuole dei disboscamenti e nelle zone più pietrose è stato sostituito con Sorbi montani e degli uccellatori e Maggiociondoli. Nei boschi Cugno dell'Acero e Cugno Cumone di Terranova di Pollino fra i Faggi e gli Abeti Bianchi vi sono piccoli nuclei di Pioppi tremoli e pianti di Tasso.

E' certamente uno straordinario primato forestale ciò che è possibile osservare intorno a Lagoforano nel territorio dei comuni di Terranova di Pollino, Alessandria del Carretto e Plataci. Nel raggio di un Km vivono i resti dei boschi di Vallo Nero, Francomano, Vallone della Tupara e di Lagoforano, Qui sei tipi di Aceri: l'opalo, il minore, il campestre, il lobato, lo pseudoplatano e il platanoide, quasi tutti i tipi di Querce, molti degli alberi citati in precedenza, Faggi e, nella zona alta di Vallo Nero, confinante a tutto questo vivono anche Abeti bianchi!

La Fascia Altomontana solo indicativamente dai 2000 metri di quota alle cime più alte. Questa fascia ha la sua maggiore espressione nei Piani di Pollino. Una grandissima conca che nelle Glaciazioni precedenti le due ultime, con grande probabilità, era il bacino collettore del ghiacciaio che da Serra delle Ciavole, Dolcedorme e monte Pollino copriva la zona più alta della Valle del Frido. Questa grande conca è stata un pochino approfondita da fenomeni carsici e molto riempita dai detriti scesi da questi tre rilievi.

Sono 3 i Piani del Pollino: la Piana del Pollino a una quota di 1950 m, il Piano Toscano e il Piano di Pollino con il punto più basso a 1774 m. ove l'inghiottitoio ai piedi della parete Ovest-Nordovest del Dolcedorme succhia tutta l'acqua superficiale che vi giunge, La Piana del Pollino è delimitata dai due piani sottostanti da un interessante filare non continuo di Pini Loricati su tratti molto ripidi, seguiti poi da piccoli avvallamenti e collinette che degradano dolcemente verso il basso. Il Piano Toscano e il Piano di Pollino sono separati da collinette formate da detriti glaciali e alcuni massi erratici. Nel Piano di Pollino convergono alcuni canali di deflusso delle acque superficiali che hanno tagliato in più punti le due ultime morene frontali dei due ultimi ghiacciai. Il suolo trasportato da questi canali e la vegetazione compatta e ricca, pian piano ricoprirà queste due serie di archi di detriti glaciali perfettamente paralleli e di fronte alla parete Ovest-Nordovest del Dolcedorme. Su questa parete sono ancora evidenti le forme tipiche di un ghiacciaio: addossata alla parte non ricoperta da vegetazione arborea e ove i faggi hanno portamento arbustivo vi era il nevaio, quasi al centro della Fossa del lupo: l'ombelico del ghiacciaio e il bordo di questa fossa (adesso ricoperto da una folta faggeta) era la soglia glaciale. Questa parete è attraversata, in diagonale, da uno spettacolare sentiero che fra piccoli e fitti faggi ci permette di osservare dall'alto i Piani di Pollino e ciò che li circonda.

I Piani di Pollino sono circondati: dalla parete Nord-Est del Monte Pollino (2248 m.) con una evidentissima nicchia glaciale e, alla base, una fittissima faggetina, dalla parete del Dolcedorme (2267 m.) di cui si è detto e dalla parete Sud-Ovest ed Ovest di Serra delle Ciavole (2127 m.) con tanti Pini Loricati, piccoli, millenari e secchi; a fianco a questa verso Nord la Grande Porta del Pollino e Serra di Crispo (2153 m.) che per le rocce calcaree scolpite dagli agenti fisici e biologici, le innumerevoli erbe, i tantissimi fiori dai colori e dalle forme straordinarie, i panorami mozzafiato e i Pini Loricati alcuni decenni fa è stata rinominata il Giardino degli dei, è il massimo di ciò che poteva capitare sui Monti di Apollo!

Ho descritto un pò i Piani di Pollino principalmente per far intuire quanta biodiversità floristica, faunistica ed antropica esista nel Pollino. Le erbe e i fiori presenti in questa fascia altomontana sono tantissime. Convivono, anche a pochissimi metri di distanza: popolamenti altomontani appenninici, essenze mediterranee, specie sopravvissute ai periodi glaciali ed erbe seminate con le feci dagli animali che ogni inizio d'estate sono venuti a pascolare su questi monti. “Erbe” che amano l'acqua con erbe che riescono a vivere in posti incredibilmente aridi e freschi o caldissimi a seconda se è pomeriggio o mattino presto come la Linajola purpurea, il Dripide comune e il Laserpizio erba nocitola che vivono nei ghiaioni come quelli ai piedi della nicchia glaciale del Pollino e

della cresta Est di Serra di Crispo. Erbe-fiori che amano il suolo umido e ricco di umus come l'Erba vaniglia, l'Achillea millefoglie, il Trfoglio pratense, la Genziana maggiore, l'Asfodelo montano del Pollino e molte altre ed erbe-fiori che riescono a vivere nelle zone più inospitali come sono quasi tutte le creste, ma anche singoli massi calcarei magari in mezzo a un ricco prato e pendii particolarmente scoscesi ove vivono: il Semprevivo dei tetti, la Campanula del Pollino e la napoletana, la Cinquefoglie penzula ed altre ancora.

L'unico Lupo visto da me, l'ho visto in questi Piani, acchiappava i grilli che saltavano dall'erba che lui muoveva con il muso.

La Biodiversità nel Parco

determinata dalle attività umane

Tanti uomini e donne sono venuti nel corso degli ultimi millenni, degli ultimi secoli e degli ultimi anni (purtroppo molti giovani sono costretti a partire!?) a vivere sulle pendici e lungo le valli dei monti del Parco. Gruppi di cacciatori-raccoglitori che hanno frequentato il Riparo del Romito nel comune di Papasidero da 20.000 a 10.000 anni fa, proprio durante le ultime glaciazioni, hanno inciso un bovide e parte del suo piccolo su un lastrone di roccia. I Greci 2.500 anni fa dedicarono questi monti ad Apollo dio della luce, della medicina, della caccia e di tutte le cose belle perché i monti del Parco li avevano salutarmente sconvolti: per le cime splendenti di neve in inverno e primavera, per le tantissime erbe medicinali di cui il Pollino era ed è ricchissimo, per il gran numero di animali selvatici che era possibile cacciare e per la bellezza dei paesaggi che pian piano conobbero ed amarono. Gli Albanesi giunti su questi monti dopo il 1.500, hanno conservato la loro lingua e le loro usanze stupendamente suggestive ed ispirate dal sole e dal resto della natura vivente.

Tutti hanno influito sulla biodiversità del Parco. Per dare un'idea di quest'ultima affermazione riporto alcuni dati tratti da uno studio svolto dall'ALSIA con la collaborazione dell'Università degli Studi della Basilicata e del CNR di Bari. Questo studio è consistito nella ricerca e mappatura delle risorse genetiche del settore frutticolo ed orticolo tradizionale all'interno del Parco. Riporto da un articolo del Professor Giovanni FIGLIUOLO nel “2009 sono state censite 40 differenti specie di fruttiferi per un totale di 870 biotipi in oltre 130 siti di campionamento.” Alcuni dati: 200 biotipi di pero, 118 di melo, 102 di vite, 50 di fico, 8 di albicocco, 4 di gelso, 4 di nespolo. E' da non dimenticare che sono stati presi in considerazione solo i fruttiferi tradizionali. Avendo, in piccolissima parte, collaborato a questo studio che nel 2010 è proseguito con il rilevamento per le culture erbacee posso affermare che ciò che è stato possibile rilevare è solo una piccola parte della biodiversità agricola presente in questo Parco. Riporto dallo stesso articolo che ha per titolo: “EROSIONE GENETICA: interventi specifici sulla gestione delle fonti di RISCHIO”. “Se si vuole conservare “quell'albero”, o “quella specie” in “quel posto” è necessario identificare le forze (fattori e processi) che generano il rischio. Questo rischio va in qualche modo gestito.” E, possibilmente, eliminato per il futuro della vita degli uomini sul Pianeta Terra.


Dottor Domenico BRUNO Apicoltore, Guida Ufficiale ed Operatore di Educazione
           Ambientale del Parco Nazionale del Pollino